CARTE NEL BUIO – Nota di lettura

MICHELE NIGRO

CARTE NEL BUIO

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…Già non temevo il mare di notte/il limbo dell’inappartenenza/

e quel solingo distanziarsi/dal mondo conosciuto a forza/…

CARTE NEL BUIO di MICHELE NIGRO è un libro di poesia affollato di figure belle e pensieri profondi, derivati da assidue meditazioni filosofico- esistenziali.

E’ una poesia impegnativa, di cui ad una prima lettura cogli solo gli aspetti principali e devi tornarci più volte per assaggiare, gustare, apprezzare ogni singolo testo; una poesia dove vita e morte si avviluppano in una lotta spasmodica in cui la vita, pur consapevole della sconfitta finale, deve “infuriare”, come incita l’autore nell’ex-ergo, facendo sue le parole di Dylan Thomas: “Non andartene docile in quella buona notte, […]/ Infuria, infuria, contro il morire della luce.” 

Il corpo dell’opera è incastrato (e come protetto e illuminato) tra una prefazione e una postfazione, tra un prologo “In limine” e un epilogo “Lamento degli amnesici mascherati”; all’interno il percorso di pensiero verso la consapevolezza di sé, del mondo e del suo stare nel mondo si distende in sezioni che raccontano il poeta, l’uomo e ciò che l’uomo- poeta vede dal suo osservatorio ispirato all’epicureo vivere nascosto (Lathe Biosas).

Già nella suggestiva poesia introduttiva “Gechi”, dove esprime il desiderio di essere inconsapevole e sicuro come i gechi, scalatori di muri cittadini prima della morte,

…Essere uno di loro, un equilibrio di code

agile avventato e con ventose infallibili

scalatore di alture cittadine non comprese

prima di gloriose morti
trascurate dall’universo…

ritroviamo uno dei motivi d’inspirazione ricorrenti in Nigro: la sospensione tra due tipi di esistenza, quella lenta del paese e della società agricola, che permette di ascoltare gli odori della casa e delle genti passate e ti rende cosciente della continuità morte/vita

…Sono quieti i movimenti

di chi vive nella contea,…

e quello rapido dei centri cittadini dove gli esseri umani

  …si agitano, velocizzano la rotazione
inseguono come falene le luci dei bar
per dimenticarsi della fine.

 Come un agile geco vorrebbe stare in equilibrio verticale tra queste due dimensioni, ma forse non gli è possibile e alla fine continua a oscillare tra il desiderio di partire e quello di restare.  Prevale comunque la fuga dal mondo dei più alla ricerca di una esistenza “umana”, fuga che si risolve in una critica serrata al mondo industriale e tecnologico il quale – come ci ricorda Umberto Galimberti – ci ha reso ormai mezzi, funzionari della tecnica

…Solo per brevi attimi in oceani di tempo

falso ho invidiato la sicurezza
del vostro essere inquadrati
nel mondo che corre e produce,

poi mi accorsi tra lancette in moto
e l’amaro ticchettio degli invisibili

che avevo già il mio scettico credo
a cui abituarmi nel tempio dei tempi

per eccesso di scelta,

come un cavallo senza recinto.

In questo suo “scettico credo” la  poesia, per la  funzione eternante collettiva e personale, è la vera forza.  Il desiderio di “…lasciare almeno un verso animale,…”diviene spinta a superare amarezze e nichilismi, a dare senso alla propria vita. Con la poesia si rubano al tempo finito e si collocano in quello eterno i bei ricordi di gioventù: viaggi, feste di famiglia, concerti, vissuti allora con ingenua energia positiva 

…l’Arechi lucente
sospeso nel buio della notte
come un’ultima astronave

di savi in partenza

a indicare future rotte, …

e ripensati ora con il disincanto dell’adulto che nel tempo si è scontrato con delusioni, perdite e quindi dolore, pudicamente velato dall’ironia 

…si riciclano i sopravvissuti

tra fritti e bolliti d’antan

 pranzi sotto i ritratti austeri

degli estinti in qualche modo

nel vociare presenti

ai raduni di famiglia. 

Con la stessa ironia affronta l’erotismo e l’amore, regalandoci quadretti di donne di chiesa  ardenti sotto gesti canonici oppure desolate riflessioni sulla mancanza di speranza in un amore significativo. Ci conduce nel rammarico per la mancata paternità superato con “cinico passo”, ma, come figlio, si lascia andare al lirismo pregando il padre scomparso  di restargli accanto e di seguirlo nei suoi progetti fumosi

… ma tu resta accanto a questo figlio incompleto

seguilo in questo tuo tempo in più…

 e diviene  elegiaco nel considerare l’impossibilità di credere ancora nel viaggio, quando ormai i simboli pop si allontanano e la terra manca sotto i piedi, fino al tenerissimo e straziante addio di PIANTO GRECO, dove di ironico resta solo il titolo.

E mentre”…Si sfaldano le genti passate…” non disdegna l’esplorazione degli apparati di morte, le visite ai sepolcri, e la ricerca di voci senza ritorno in stanze vuote.

 Si sommano al dolore delle perdite familiari i giorni bui della pandemia da Covid-19. Si tratta di resistere alla paura, allo sconcerto per qualcosa che non si immaginava e che ti costringe a una stasi, durante la quale occorre cercarsi nel solo eterno presente/che tutto perdona e archivia…Altalenanti speranze segnano la noia disperante della quarantena,  quando anche solo l’odore d’erba giovane che si diffonde nella notte diventa annuncio di rinascita.

Finalmente il passaggio amarissimo dall’inferno delle disillusioni, della perdita dei sogni,   dei lutti, degli orrori della pandemia e delle guerre si risolve in un ritorno a riveder le stelle. Dopo aver imparato la resilienza, rinasce nel poeta il desiderio del viaggio

… le ferite guarite presso oasi di noia

reclamano nuovi cammini, balzi più audaci all’alba…

e con esso riprende vigore l’amore per la Vita. Una vita in cui farsi …cacciatori di verità umane su volti passanti… una vita per osservare e raccontare il mondo e la gente dal punto di vista privilegiato della buona solitudine. Ed ecco Carte nel buio!, nel senso metonimico di pensieri e sentimenti scritti su carta a raccontare il buio dei tempi passati e presenti che  l’autore ha vissuto intensamente e vive con l’intento di lasciare un segno “… di questo disperato e bellissimo stare al mondo.”  

TENERSI AL MONDO

Mi stupirò per sempre
dell’aria sotto l’ala che fa portanza

del ferro contro ferro sulle rotaie

scintillanti nella notte della storia,
di quest’uomo, errore evolutivo
che sogna e muore, progetta e crepa

si rialza e s’ammazza
lavora e soccombe,

spera e non vede

l’inconsistenza dell’alito

che lo tiene al mondo.

Chiudo questa rapida passeggiata in un libro di poesia vasto, bello e stimolante, salutando il poeta con alcuni versi tratti da IL VIAGGIO di Charles Baudelaire, che mi paiono in sintonia con le sue tematiche.

…Partire? restare? Se puoi restare, resta;

parti, se devi. C’è chi corre, e chi si rintana

per ingannare quel nemico che vigila funesto,

il Tempo! Qualcuno, ahimè! corre senza sosta,…

(Charles Baudelaire – IL VIAGGIO)

(Franca Canapini)

2 risposte a "CARTE NEL BUIO – Nota di lettura"

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